Il kombucha di Rooibos

Sappiamo che il kombucha è ottenuto dalla fermentazione del tè. Parliamo di kombucha sia che si tratti di tè nero, verde, bianco, oolong o pu-erh.

Ma se usiamo il rooibos in alternativa al tè, come chiamiamo tale fermentazione?

Un team internazionale di ricercatori (Francesca Gaggìa, Loredana Baffoni, Michele Galiano, Dennis Sandris Nielsen, Rasmus Riemer Jakobsen, Josue Leonardo Castro-Mejía, Sara Bosi, Francesca Truzzi, Federica Musumeci, Giovanni Dinelli e Diana Di Gioia) ha analizzato il fenomeno con un test molto approfondito sul kombucha di tè nero, tè verde e rooibos.

Il rooibos è una pianta di origine sudafricana, è conosciuto anche come tè rosso africano o red bush. La pianta cresce esclusivamente nella regione del Cederberg. La bevanda è da sempre usata dalle popolazioni locali. Le foglie, dopo la raccolta, sono tritate, fatte fermentare e asciugare. La bevanda si prepara per infusione, con tempi leggermente più lunghi rispetto al tè. In Sudafrica si usa berlo con latte e zucchero, mentre altrove si beve senza. Ha un leggero gusto che ricorda la nocciola e la malva, con un sapore dolce, anche senza l’aggiunta di zucchero. Il colore è rosso brunastro. Le foglie sono prive di caffeina e contengono molte sostanze antiossidanti, vitamina C e minerali, tra cui magnesio, calcio, fosforo, ferro, fluoro, potassio.

Gli scienziati concordano nel chiamare kombucha anche la fermentazione di rooibos, specificando che si tratta di «kombucha di rooibos» per differenziarlo dal kombucha di tè, a cui siamo abituati a pensare quando si parla di tale fermentazione.

Ora, stabilito come chiamare questa nuova coltura, vediamo cosa cambia rispetto al classico kombucha.

Del kombucha sappiamo che è una bevanda ottenuto dalla fermentazione del tè con un insieme di batteri e lieviti dell’acido acetico. Il team di scienziati è partito dalla coltura di kombucha di tè per preparare quello di rooibos e ha seguito e analizzato il suo evolversi nel tempo per capire quali sono le differenze rispetto al kombucha di tè.

Tutti i Kombucha analizzati hanno mostrato somiglianze nella composizione batterica, mentre vi erano sostanziali differenze nella comunità di lieviti, anche se questa rientra nella normalità per una fermentazione.

In particolare, il kombucha di rooibos ha una bassa concentrazione di etanolo (1,1 mg/mL), ma una quantità di acido glucuronico molto simile al kombucha di tè nero. Ovviamente gli antiossidanti presenti nel kombucha di tè sono maggiori rispetto a quello di rooibos, anche se quest’ultimo ha mostrato un’efficacia importante contro lo stress ossidativo. Il risultato è che la bevanda fermentata a base di rooibos porta numerosi benefici per la salute.

Quando si arriva al termine della prima fermentazione (mediamente tra 7 e 21 giorni) a una temperatura media compresa tra 20 e 30 °C, il Kombucha è molto ricco di acidi organici (acidi acetico, glucuronico, gluconico), vitamine e polifenoli del tè, e ha un pH basso che evita la contaminazione batterica.

Il kombucha di rooibos ha notevoli proprietà. Innanzitutto ha un gusto molto più dolce e rinfrescante rispetto al kombucha di tè e, assunto regolarmente, migliora la digestione e favorisce il ripristino della flora intestinale. Tra i suoi benefici annoveriamo una certa attività antinfiammatorie, ipocolesterolemica, antiproliferativa e ipoglicemica.

Per semplificare, possiamo concludere che il kombucha di rooibos è una validissima alternativa a quello di tè, sopratutto se si gradisce un sapore più dolce mantenendo gli stessi benefici.

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